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Far ripartire il turismo internazionale con il passaporto vaccinale?

Turismo

Far ripartire il turismo internazionale con il passaporto vaccinale?

Lidia Marongiu

Tempo di lettura: 5 min

In questi giorni non si parla d’altro. Si riprenderà a viaggiare oltre i confini nazionali solo se muniti di un passaporto vaccinale, o green pass Covid come lo ha recentemente ribattezzato la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen.

In pratica il pass servirà a dimostrare di essere stati vaccinati, o in alternativa di essere negativi al test o ancora di essere immuni in quanto guariti dal COVID-19.

Lo scopo è consentire gradualmente ai cittadini di muoversi in sicurezza nell’Ue o all’estero, per lavoro o per turismo”. In attesa di sapere cosa ne pensate voi, vorrei dirvi che cosa ho pensato la prima volta che ho letto la proposta avanzata dal ministro greco Kyriakos Mitsotakis.

Due pensieri sul passaporto vaccinale

Il primo: ma perché non lo ha proposto l’Italia (sob).

Il secondo: introdurre il passaporto vaccinale per far ripartire gradualmente il turismo internazionale è la proposta più utile, sensata e intelligente che abbia avuto modo di leggere negli ultimi 10 mesi.

Avevo giurato che sull’argomento non sarei stata troppo di parte e per questo nelle ultime settimane ho letto tante opinioni, riflessioni e ragionamenti sull’argomento.
Ma sinceramente non ci riesco.

So che in molti pensano che la proposta del passaporto vaccinale sia poco democratica e altamente discriminatoria perché ritengono ingiusto che possano riprendere – temporaneamente! – a viaggiare solo i pochi e primi fortunati che hanno già ricevuto il vaccino.

So che in molti hanno manifestato timore per la privacy perché in questo modo le autorità competenti avranno a disposizione i dati di chi è stato vaccinato e anche i “non dati”, per esclusione, di quanti non hanno fatto o accettato di fare il vaccino. [A riguardo cerco di pensare a una sola persona tra amici, parenti, conoscenti che non abbia comunicato o postato foto sui social di essere finalmente vaccinato… ma non mi viene in mente nessuno!].

So infine che molti la considerano un attentato contro la propria libertà personale: cioè devo fare un vaccino per fare quello che in passato potevo fare liberamente, viaggiare da un Paese all’altro? A riguardo in realtà il passaporto vaccinale nella forma di legge che si sta prefigurando prevede che il vaccino non sia conditio sine qua non ma che in alternativa si possa dimostrare di avere un test negativo oppure di essere già guariti. (cosa che peraltro secondo me darebbe adito a diverse libere interpretazioni tra tipologie di esami e livelli di immunità pertanto vi anticipo che io sono per soluzioni molto più determinate e precise: passaporto per chi ha il vaccino e test o immunità solo per chi il vaccino NON lo può fare per ragioni salute.

Comunque alla luce delle tante opinioni lette finora mi permetto di tirare le somme in pochi punti liberamente interpretati.

Cosa penso del Passaporto Vaccinale

Intanto è inutile continuare a dire che il COVID-19 ha cambiato il mondo, niente tornerà più come prima”, “noi siamo tutti profondamente cambiati” se poi di fronte a questo problema continuiamo a ragionare con le stesse medesime logiche del passato. Sconfiggere una pandemia ci obbliga a trovare soluzioni che in passato erano inammissibili, ma che sono diventate necessarie per affrontare tempi e contesti diversi.

Mettiamola così.
Intanto se vogliamo che ci sia un turismo domani non sarà obbligatorio avere il passaporto vaccinale. Sarà obbligatorio avere fatto il VACCINO. Punto.
Il passaporto vaccinale sarà “solo” un QR Code, un pezzo di carta, un’app, una qualunque cosa che certifica che tu sei un essere umano generoso, altruista e sensibile e che pertanto oltre a fare una scelta per proteggere te stesso ti attieni a una regola che serve a proteggere gli altri. E gli altri in questo caso sono tutti gli esseri umani del Paese che stai pensando di visitare, per piacere, riposo, lavoro o solo perché ti sei stufato di guardare Netflix sul divano di casa tua!

Perché qui c’è un altro punto che mi sta particolarmente a cuore della questione vaccini per viaggiare. Sappiamo tutti che per recarci in un Paese esotico sono obbligatori alcuni vaccini come quello per febbre gialla, profilassi antimalarica o poliomelite. E se siamo decisi a partire non abbiamo alcun problema a vaccinarci: perché? Perché quel vaccino servirà a proteggere noi stessi dalle malattie. Quindi nessuno ha mai pensato di considerare questi vaccini e il loro obbligo una violazione alla privacy né una pratica discriminatoria verso chi non può vaccinarsi e partire per le Maldive o Paesi esotici vari.

E allora cerchiamo di guardare la proposta del passaporto vaccinale, che peraltro a sentire la presidente Ursula Von Der Leyen potrebbe diventare legge entro l’inizio dell’estate come un modo intelligente per riprendere a viaggiare con sicurezza e senso di responsabilità verso noi stessi e soprattutto verso gli altri. Niente di più.

Cosa significherebbe poter viaggiare con il Green Pass Covid

C’è in gioco la nostra voglia di tornare alla normalità ma c’è in gioco la vita e il futuro di un settore economico che per molti Paesi significa anche un quinto del PIL come la Grecia che non a caso ha avanzato la proposta.
È vero. Non tutti avremo la stessa opportunità/diritto nel medesimo momento. La maggior parte degli under 50 italiani – ci rientro anche io anche se ancora per poco – che non fanno parte delle categorie con priorità probabilmente non potranno viaggiare fuori dall’Italia ancora per diversi mesi. Però perché dovremmo pensare che chi ha già ricevuto il vaccino non possa iniziare a viaggiare contribuendo alla ripresa di un settore economico così cruciale e importante per tutti i paesi Europei?

Allo stato attuale, con il passaporto vaccinale ci sarebbero 20 milioni di inglesi che potrebbero viaggiare in Europa e “solo” 3 milioni di italiani (calcolando quelli che hanno ricevuto al momento la prima dose). Ma sarebbero viaggi in sicurezza e senza il vincolo di quarantene fiduciarie in ingresso e in uscita e chissà quanti di questi inglesi non vedono l’ora di (tornare a) visitare l’Italia, la Grecia, il Portogallo o la Spagna!

Ah sì dimenticavo. C’è un altro dubbio che grava sulla questione passaporto vaccinale. Il fatto che ad oggi non ci sia la sicurezza che il vaccino sia effettivamente efficace e sicuro.
Fra tutti i dubbi, questo mi sembra quello più infondato, cupo e tetro. Perché mi spiace dirlo ma se il vaccino davvero non è o non sarà efficace il problema non sarà il turismo che non riparte o i contagi generati dai flussi turistici. Il problema sarà ben più grave e non riguarderà più e solo l’argomento passaporto vaccinale e turismo.

L’argomento è molto ampio le opinioni variegate. Questa è quella di Happy Minds ma siamo curiosi di conoscere la vostra: cosa ne pensate?

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Lidia, CEO & Founder di Happy Minds, è formatrice e consulente di marketing e comunicazione dal 1999, specializzata in progetti di marketing turistico e territoriale con esperienze in diverse regioni d’Italia. Audit, ricerca e analisi, benchmarking, business model, brand purpose, brand positioning, ecosistemi digitali, coaching e formazione sono le sue competenze specifiche.

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