Creatività e intelligenza artificiale: come creare immagini “vere” con l’AI

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Creatività e intelligenza artificiale: come creare immagini “vere” con l’AI

Selene Fiorino

Tempo di lettura: 6 min

Sono al Museo Reina Sofía di Madrid. Davanti a me, la Guernica di Picasso. Un capolavoro che ti ammalia. Silenzio ovattato, sguardi assorti.
Accanto a me c’è Felix. Sì, proprio ləi: la nostra mascotte di HappyMinds, natə dalla mia matita e diventatə quasi verə. Oggi ha un nome, un’identità, perfino un carattere. E sì, anche un’opinione su (quasi) tutto.

Ti va di conoscere la storia di Felix? Leggi il mio articolo, in cui ti racconto tutto!

Si ferma, inclina il collo magenta, alza un sopracciglio piumato e mi sussurra: «Secondo te, Picasso oggi farebbe un quadro utilizzando un prompt?» 

Sorrido.

Non ho una risposta. O forse sì. Perché oggi l’AI è ovunque: crea, suggerisce, modifica, replica. E mentre ci seduce con la promessa del “tutto e subito”, ci mette di fronte a una domanda ancora più grande: ha senso creare, quando può farlo l’intelligenza artificiale?

AI design tool: alleati o rivali?

Sono Selene, graphic designer e illustratrice in HappyMinds. Lavoro con la testa, ma anche con le mani (e a volte con una tazza di mate in bilico sulla tavoletta grafica). Oggi, con Midjourney, DALL·E, Firefly e tantissimi altri tool, ho un super-assistente digitale: rapidissimo, instancabile, mai in ritardo. Felix è miə, certo ma oggi può vivere nuove vite, posare in nuove scene, indossare nuove espressioni, tutto grazie all’AI. E questo mi dà tempo per fare quello che conta davvero: pensare, progettare, osare.

Non tuttɜ, però, vedono questa apertura con lo stesso entusiasmo. Lo Studio Ghibli ha sempre difeso un’idea di arte legata alla lentezza, alla fatica, all’imperfezione.
Hayao Miyazaki, fondatore del celebre studio d’animazione, osservando un esperimento realizzato con l’intelligenza artificiale, ha commentato: «Chi ha creato questa cosa non conosce il dolore umano.»

Per lui, ogni gesto creativo è un atto di presenza, quasi spirituale. Un processo lento, intriso di dedizione e umanità.

Mentre Ghibli continua a custodire l’imperfezione come valore, il mondo intorno replica  e semplifica  il suo stile.
Negli ultimi mesi, milioni di utenti hanno iniziato a sperimentare la nuova funzione di ChatGPT che genera immagini attraverso il modello GPT-4o.

Uno dei trend più virali? La ghiblizzazione: trasformare qualsiasi scena, reale o immaginata, in un’illustrazione in stile Ghibli, con un semplice prompt.

Da un lato, il culto dell’artigianalità, dall’altro, la fascinazione per un’estetica replicabile, condivisibile, perfino addestrabile.

Chi crea immagini con l’AI (e lo fa benissimo)

Durante il Festival dell’Intelligenza Artificiale 2025, a Milano, sono stati presentati progetti molto diversi tra loro, ma accomunati da un punto fondamentale: l’intelligenza artificiale non sostituisce l’artista, ne amplifica le possibilità.

  • Mike Tyka: trasforma le reti neurali in sogni a occhi aperti.
  • Sougwen Chung: disegna a quattro mani con un braccio robotico (letteralmente).
  • Refik Anadol: fa danzare i dati fino a renderli arte visiva.
  • Debora Hirsch e Martin Romeo: mettono l’AI al servizio dell’etica e delle installazioni interattive.

In tutti questi progetti, l’AI è uno strumento: potente, complesso, sorprendente. Ma resta sempre la mano umana a decidere cosa dire, come e perché.

Un articolo collettivo pubblicato da HappyMinds ha raccolto riflessioni e casi studio, tra filosofia, tecnologia e sperimentazione artistica. Leggi l’articolo.

Vincere un concorso d’arte con l’AI si può? Il caso Jason Allen

Già nel 2022 fece scalpore il caso di Jason Allen, che vinse una fiera d’arte in Colorado con un’opera generata su Midjourney.
«Non è arte!», dissero in molti. Ma Allen raccontò di aver lavorato per oltre 80 ore, perfezionando i prompt e generando più di 900 versioni prima di arrivare all’immagine finale.

La verità? L’AI non crea da sola. È uno specchio: riflette ciò che chiedi, amplifica ciò che immagini. A guidare il processo è, sempre e comunque, una mente umana: con un’intuizione, una visione e la pazienza di inseguirla.

Ma allora, è già successo? Spoiler: sì.

Quando arrivò la fotografia, molti la videro come la fine dell’arte figurativa: una tecnologia “fredda”, automatica, destinata a spegnere la creatività.
E invece no. Fu l’inizio di qualcosa.
La fotografia non sostituì l’arte: la trasformò. Aprì nuovi orizzonti, nuovi linguaggi, nuove domande.

Ecco dove siamo oggi: nel mezzo di un’altra rivoluzione. Divisa tra timore e stupore. Con una sola, vera minaccia all’orizzonte: restare fermi.

Forse Picasso non avrebbe scritto prompt ma di certo avrebbe voluto capire come funziona Midjourney! Perché ogni rivoluzione, anche quella digitale, nasce da mani che osano, occhi che osservano e menti che non smettono di farsi domande. In fondo, la vera intelligenza – artificiale o meno – è quella che ci spinge a cercare modi nuovi per dire qualcosa di autentico.

E se bastasse cambiare prospettiva per scoprire un nuovo modo di creare, progettare, comunicare?

In HappyMinds abbiamo iniziato a esplorare queste strade: fatto domande, sbagliato prompt, scoperto possibilità.
Da lì è nato un percorso, pensato per chi – come noi – vuole capire prima di fare, e fare con più consapevolezza. Lo abbiamo chiamato Happy AI.  Ma questa, forse, è un’altra storia.

Ti piacerebbe scoprire come l’AI può trasformare il tuo brand o progetto? Parliamone! 

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🦩Disclaimer: Questo contenuto è ideato da Selene Fiorino, mente felice di HappyMinds, con il supporto dell’intelligenza artificiale.

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Selene, Graphic Designer & Illustrator di Happy Minds, è appassionata di arte e creatività in tutte le sue forme. È specializzata in illustrazione digitale, motion graphics e progettazione grafica, in particolare per i social.

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