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Untact Tourism: un nuovo trend nel mondo del turismo?

Turismo

Untact Tourism: un nuovo trend nel mondo del turismo?

Lidia Marongiu

Tempo di lettura: 3 min

Sono ormai nove mesi che viviamo evitando di toccarci.

Mantieni un metro di distanza, se vedi il colore dei miei occhi sei troppo vicino, evita il contatto, lavati le mani prima di toccare qualsiasi cosa, lavati le mani dopo aver toccato qualsiasi cosa.

Magari non sempre indossiamo la mascherina ma l’assenza di contatto sta diventando consuetudine.

E se questo modo di fare le cose abilitato dalla tecnologia e dal digitale diventasse il nuovo modello di consumo? E se l’abitudine a fare a meno del contatto o dell’interazione umana diventasse un nuovo stile di vita?  E che impatto avrebbe nel turismo questa untact culture?

Untact è un neologismo nato in Korea e apparso per la prima volta nella pubblicazione “Trend Korea 2018”, che vuol dire letteralmente “senza contatto” e indica i modelli di consumo che riducono al minimo il contatto umano. Grazie alla tecnologia per automatizzare alcuni servizi alla persona, sono sempre di più le esperienze untact che viviamo come ad esempio i check-in degli hotel, i pagamenti contactless, i chioschi, i concierge robot, ecc.

Da febbraio del 2020 con l’emergenza COVID-19 in Korea la cultura untact si è diffusa in tanti settori sino a diventare parte integrante del nuovo piano economico “New Deal” in cui si parla apertamente di sostegno per promuovere le “untact industries” con particolare riferimento ai settori dell’e-commerce e dei servizi alla persona.

Korea: la prima destinazione a sviluppare una strategia di Untact Tourism

Ma ciò che più colpisce è che in Korea per la prima volta è stata annunciata una vera e propria strategia di untact tourism voluta proprio per soddisfare il desiderio e la voglia di molti cittadini e viaggiatori coreani di vivere esperienze turistiche senza correre rischi di contagio. A tal fine sono state ideate e promosse 100 esperienze turistiche untact che ovviamente sono caratterizzate da attività all’aria aperta a contatto con la natura e dove l’ospitalità prevede spazi esclusivi riservati a singoli nuclei famigliari.

Considerato il perdurare della pandemia vi stupirebbe se l’untact tourism superasse i confini della Korea e diventasse un trend o un modello di viaggio esteso a livello mondiale?

Verso un modello di viaggio senza contatti

Del resto, non ci vuole uno stratega del marketing turistico per immaginare che nel momento in cui molti di noi, dai più timorosi e prudenti sino ai più avventati, riprenderanno a viaggiare avranno bisogno di proposte rassicuranti in grado di ridurre il rischio percepito e reale di potersi ammalare. E allora cosa cercheranno? E cosa proporranno le destinazioni turistiche?

Stando a quello che si vede in giro ad esempio nei portali turistici italiani ed europei, nessuno ha pensato di proporre una selezione di Untact Travel Experience.

Nessuno sembra aver ancora avvertito che non serve o non basta proporre le stesse esperienze turistiche pre-COVID 19 corredate dai vari regolamenti e protocolli sanitari, ma ciò che serve è un nuovo prodotto, una nuova proposta in linea con le aspettative, le attitudini, i desideri di chi riprenderà a viaggiare e sarà interessato e disposto a fare nuove esperienze. Alcune attività, alcune esperienze anche nel momento in cui torneremo ad essere tutti del medesimo ambìto color verde non sarà possibile farle o meglio non saranno percepite come rassicuranti, mentre molte altre potranno essere fruibili anche per i più timorosi.

E allora perché non iniziare a fare una selezione di tutto ciò che il nostro territorio può offrire di untact travel experience? Perché non raccoglierle in un vero e proprio “catalogo” rendendolo accessibili e consultabili proprio per il criterio “untact”?

Chissà che magari facendo questo esercizio di ripensamento e innovazione di prodotto non si scoprano anche nuovi capitali e risorse da valorizzare e promuovere in chiave turistica ed esperienziale, strizzando l’occhio ai tanti turisti che non vedono l’ora di ripartire e viaggiare ma senza correre rischi.

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Lidia, CEO & Founder di Happy Minds, è formatrice e consulente di marketing e comunicazione dal 1999, specializzata in progetti di marketing turistico e territoriale con esperienze in diverse regioni d’Italia. Audit, ricerca e analisi, benchmarking, business model, brand purpose, brand positioning, ecosistemi digitali, coaching e formazione sono le sue competenze specifiche.

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